
Combattere l’obesità per un invecchiamento in salute
Il grasso viscerale induce uno stato pro-infiammatorio che accelera il declino fisico. Come intervenire?
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità è una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.
L’obesità è considerata come la nuova epidemia globale: sovrappeso e obesità sono ormai considerati un grave problema su scala mondiale. Mangiamo sempre più cibo spazzatura e facciamo meno movimento. In particolare, gli studiosi ammoniscono sui pericoli di un’alimentazione che privilegia zuccheri raffinati e farinacei, ricca di “calorie vuote”, povera di fibre, vitamine e minerali, che influisce negativamente sullo stato di salute ed è responsabile di sovrappeso, obesità, diabete e invecchiamento precoce.
Il BMI (Body Mass Index) o Indice di Massa Corporea è la formula più semplice e universale attualmente utilizzata per stabilire il peso forma, il grado di magrezza o di sovrappeso. Esprime il rapporto del peso corporeo rispetto alla statura al quadrato. Il valore di BMI raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come peso ideale è compreso tra 20 e 25 per tutti gli adulti di entrambi i sessi. Valori di BMI inferiori a 20 indicano un’insufficienza di peso, mentre valori superiori a 25 indicano una condizione di sovrappeso o di obesità. Nella definizione di peso forma va tuttavia considerata la variabilità individuale relativa all’età, alla costituzione, al sesso, alle differenze genetiche e ambientali.
Le due forme di obesità¹
Nel 1947 il medico francese Jean Vague introdusse la distinzione tra obesità centrale, successivamente definita anche obesità viscerale, addominale, androide o “a mela”, e obesità periferica, detta anche sottocutanea, ginoide, “a pera” o “ad anfora”.
L’obesità periferica, comunemente detta “a pera”, è più frequente nella donna e si distribuisce nella metà inferiore del corpo a livello delle cosce. Presenta una localizzazione prevalente del tessuto adiposo nel sottocute, comporta frequentemente disturbi circolatori (quali edema venoso e linfatico, insufficienza venosa) e dolori reumatici da processo artrosico localizzato agli arti inferiori, ma un rischio nettamente inferiore di malattie cardiovascolari rispetto all’obesità centrale.
L’obesità centrale, più comunemente detta “a mela”, prevale nell’uomo e si localizza principalmente a livello addominale. Rappresenta una condizione di rischio che predispone agli incidenti cardiovascolari e all’ictus cerebrale. La pericolosità deriva dalla localizzazione dell’adipe a livello viscerale profondo, responsabile dell’accumulo di sostanze (citochine infiammatorie, adipochine, miochine) che alimentano una condizione perenne di infiammazione (Low Grade Systemic Inflammation).
Risale al 2000, da parte di un’équipe di ricercatori del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna guidata dal professor Claudio Franceschi, il conio del termine Inflamm-aging per indicare uno stato pro-infiammatorio di basso grado che accentua il processo di invecchiamento.
Il grasso viscerale
Alla base di tutte le malattie croniche responsabili di un cattivo invecchiamento c’è il grasso viscerale, un vero e proprio tessuto adiposo disfunzionale che si accumula non solo tra i visceri dell’addome, ma anche in organi e tessuti come fegato, cuore, muscoli e pancreas.
Il tessuto adiposo viscerale esercita un ruolo chiave nell’induzione e mantenimento dello stato infiammatorio cronico di basso grado, responsabile dell’accumulo di sostanze (citochine infiammatorie, adipochine, miochine) che alimentano una condizione perenne di infiammazione (Low Grade Systemic Inflammation).
Come combattere l’obesità per un invecchiamento in salute
Le raccomandazioni per un invecchiamento in salute, individuate da istituzioni scientifiche come il National Institute of Aging (NIA), possono essere così riassunte: muoversi, mangiare sano, andare regolarmente dal medico, avere relazioni familiari e sociali.
Un ruolo fondamentale è svolto dall’alimentazione; la tipologia, la quantità e le modalità di ciò che mangiamo rappresentano un elemento essenziale per il benessere durante l’invecchiamento.
L’alimentazione chetogenica
Un progetto alimentare che miri a mantenere uno stato di salute durante l’invecchiamento non può prescindere da un intenso contrasto all’obesità. Di recente sono state proposte modalità alternative di diete anti-aging che forniscono spunti per potenziali applicazioni cliniche. La restrizione calorica, la restrizione proteica, l’alimentazione chetogenica, il digiuno intermittente e l’alimentazione limitata nel tempo appaiono tutte strategie plausibili in funzione della longevità, basate su evidenze scientifiche.²
I programmi di tipo chetogenico sono regimi alimentari che hanno in comune un apporto quotidiano di carboidrati molto ridotto, inferiore a 50g.
Di particolare interesse per mantenere l’equilibrio del peso corporeo e favorire un invecchiamento in salute è la Dieta Chetogenica VLCKD (Very Low Caloric Ketogenic Diet, “Dieta chetogenica a contenuto calorico molto ridotto”), introdotta negli anni Settanta del secolo scorso negli Stati Uniti dal Prof. Blackburn di Harvard e costituita quasi interamente da proteine.
È indicata sia per le condizioni di sovrappeso e di obesità, sia per le forme di adiposità localizzata. La carenza di glucosio induce l’organismo a utilizzare come base energetica i grassi provenienti dall’alimentazione e quelli di deposito, mediante un processo di ossidazione che comporta la produzione di corpi chetonici. Tra questi, il più importante è l’acido beta-idrossibutirrico che, oltre a fornire energia, interviene nei processi difensivi.³
La limitazione del consumo calorico e degli zuccheri favorisce la durata massima della vita. Da un punto di vista interpretativo si ritiene che i vantaggi ottenuti dalla restrizione calorica e di zuccheri siano la conseguenza dell’aumentata capacità dell’organismo di ridurre l’impatto dei radicali liberi, aumentare i livelli di certe proteine coinvolte nella reazione allo stress, ottimizzare il metabolismo degli zuccheri e rallentare il declino dei meccanismi di difesa.⁴
¹ Fonte: Chassaing B, Gewirtz AT, Gut microbiota, low-grade inflammation and metabolic syndrome. Toxicol Pathol. 2014 Jan;42(1):49-53.
² Si ricorda che i piani alimentari devono essere preventivamente valutati da uno specialista della salute.
³ Fonte: Most J et al, Calorie restriction in humans: An update. Ageing Res Rev. 2017 Oct;39:36-45.
⁴ Fonte: Bruci A et al, Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A safe and effective tool for weight loss in patients with obesity and mild kidney failure. Nutrients. 2020 Jan 27;12”):333.
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