Categoria: Wellongevity

  • I 7 fondamenti della prevenzione per invecchiare in salute

    I 7 fondamenti della prevenzione per invecchiare in salute

    I 7 fondamenti della prevenzione per invecchiare in salute

    La scienza sta dimostrando che, mentre l’invecchiamento cronologico è inevitabile, quello biologico è malleabile: in parte, è possibile contrastarlo

    L’invecchiamento è influenzato da fattori biologici che dipendono da aspetti genetici, processi metabolici, processi cellulari e alterazioni del microbiota, profondamente interconnessi fra loro e con lo stato di salute generale. È complesso intervenire sugli aspetti genetici, ma si può agire sui fattori che conducono a deregolazione e alterazione degli equilibri corporei e sui processi che promuovono l’invecchiamento.

    Ne abbiamo parlato con il Prof. Ennio Tasciotti Scienziato, esperto di biotecnologie mediche per la longevità umana. Direttore del Laboratorio di Human Longevity Program dell’IRCCS San Raffaele di Roma, che ha risposto ad alcune domande.

    Qual è la differenza tra invecchiamento cronologico e decadimento fisico?

    Esiste una profonda differenza tra l’età anagrafica e il decadimento fisico: mentre l’invecchiamento cronologico è inevitabile, quello biologico può essere rallentato. Fattori come l’alimentazione, l’esercizio fisico e una vita sociale attiva sono fondamentali per migliorare la capacità del nostro organismo di affrontare l’avanzare degli anni. 

    La prevenzione è fondamentale per migliorare la qualità della vita in età avanzata, poiché affronta precocemente le cause alla base del decadimento fisico, mentre le cure offrono solo soluzioni temporanee e spesso trattano esclusivamente i sintomi e non le loro cause scatenanti. In accordo con questo principio, Named Group sostiene il progetto Wellongevity, che promuove un percorso di invecchiamento in salute basato su uno stile di vita sano: alimentazione bilanciata, attività fisica e mentale adeguata, sonno regolare e riduzione dello stress.

    La nutraceutica può avere un ruolo in ambito preventivo? 

    L’integrazione nutraceutica sta acquisendo crescente rilevanza nella prevenzione, in quanto si affianca a un’alimentazione varia e a un corretto stile di vita e cerca di compensare le carenze nutrizionali derivanti da stress, cattive abitudini alimentari e stili di vita frenetici. I nutraceutici, come vitamine, minerali, antiossidanti, probiotici e altri composti bioattivi, aiutano a sostenere l’organismo durante il processo di invecchiamento, dal decadimento cognitivo e proteggendolo dallo stress ossidativo, migliorando la qualità della vita. 

    Molti studi scientifici hanno confermato il loro potenziale nella gestione dei fattori di rischio cardiometabolici, come la prevenzione dei fattori di rischio delle dislipidemie per ridurre eventi cardiovascolari maggiori; nel mantenimento dell’equilibrio del microbiota intestinale, fondamentale per la fisiologica funzionalità dell’organismo; e nel supporto alla salute durante le diverse fasi della vita riproduttiva femminile, come il menarca e la menopausa. 

    Inoltre, i nutraceutici sono studiati per il loro ruolo nel contrasto alla fragilità dell’anziano, agendo in anticipo rispetto all’insorgenza di problematiche comunemente legate all’età avanzata. Questi interventi contribuiscono a promuovere un invecchiamento sano e attivo, prevenendo i fattori di rischio di malattie croniche e migliorando la qualità della vita a lungo termine.

    L’attenzione per un invecchiamento sano oltre ad avere l’obiettivo di migliorare la qualità di vita a livello individuale ha anche una prospettiva sociale?

    L’Italia, con oltre il 30% della popolazione sopra i 65 anni, si colloca tra i paesi più longevi al mondo. Attualmente, ci sono circa 7 milioni di over 75 in Italia, e più di 3 milioni di loro affrontano difficoltà motorie, comorbilità o riduzione dell’autonomia. Inoltre, 1 milione di questi anziani vive senza aiuti familiari diretti, 100.000 si trovano in condizioni di povertà e 400.000 sono a rischio elevato di istituzionalizzazione. 

    Alla luce di queste considerazioni è facile intuire che l’impatto dell’invecchiamento sulla sostenibilità del Sistema Sanitario sarà molto significativo. L’aumento del numero di anziani comporta un incremento significativo dei costi assistenziali perché la spesa per le cure a lungo termine e per la gestione delle malattie croniche cresce proporzionalmente con l’aumentare della popolazione anziana. Il sistema sanitario che è già sotto pressione a causa della crescente domanda di servizi non riuscirà a garantire assistenza sanitaria a tutti senza un significativo incremento delle risorse finanziarie e umane.

    Ci descrive il processo dell’invecchiamento?

    L’invecchiamento coinvolge tutti i distretti corporei a ogni livello, da quello molecolare, al cellulare, tissutale, di organo, di sistema corpo e anche di metasistema, vale a dire di interazione del corpo con gli altri organismi che vivono insieme a noi, come il microbioma. L’invecchiamento è un processo complesso influenzato da fattori biologici interconnessi, tra cui genetica, metabolismo, processi cellulari e alterazioni del microbiota.

    Sebbene sia arduo intervenire direttamente sulla genetica, possiamo agire sui fattori esterni che causano la deregolazione e alterazione degli equilibri corporei e sui processi interni che accelerano l’invecchiamento. Considerare l’essere umano come un sistema integrato di più parti che si influenzano a vicenda, non solo offre una visione più completa della salute, ma ci guida verso la ricerca di rimedi e lo sviluppo di terapie più efficaci. Solo esplorando e comprendendo questa complessità possiamo sperare di trovare soluzioni innovative per migliorare la qualità della vita e affrontare l’invecchiamento con maggiore efficacia.

    Cosa si intende per inflammaging?

    Nella complessità di interazioni che esistono all’interno del nostro corpo, l’efficienza metabolica e la produzione di energia insieme a uno stato di controllo dell’infiammazione sono gli aspetti sui quali è importante porre attenzione ai fini di un invecchiamento in salute. Una causa significativa di invecchiamento in cattiva salute è l’infiammazione cronica di basso grado, o inflammaging

    Questa condizione rappresenta un fattore chiave nello sviluppo delle malattie legate all’età, poiché contribuisce a un deterioramento generale dei tessuti e a una compromissione delle funzioni corporee. Gestire questo stato infiammatorio generalizzato è quindi cruciale per promuovere un invecchiamento sano e prevenire malattie croniche.

    Qual è la chiave per un invecchiamento in salute?

    La chiave per un invecchiamento migliore e attivo è la “prevenzione”, che deve essere applicata in ogni fase della vita attraverso controlli regolari, stili di vita sani e, ove necessario, supporto nutraceutico. Con gli esperti del board scientifico di Wellongevity abbiamo identificato sette fondamenti per invecchiare in salute:

    Mantenere in equilibrio il microbiota intestinale: Un microbiota sano supporta il sistema immunitario, la funzionalità cognitiva, e l’assorbimento dei principi nutritivi. 

    Evitare e ridurre precocemente i fattori di rischio di malattie cardiovascolari: La gestione dei fattori di rischio è essenziale per mantenere la salute del cuore e dei vasi sanguigni.

    Gestire al meglio il dolore cronicoAffrontare il dolore cronico con approcci appropriati può migliorare significativamente la qualità della vita e il benessere generale.

    Ridurre il grasso viscerale e combattere l’obesitàControllare il grasso addominale e mantenere un peso sano sono cruciali fattori fondamentali per prevenire le malattie metaboliche e migliorare la salute.

    Gestire attentamente le fasi della vita riproduttiva e la menopausaSupportare il corpo durante questi cambiamenti ormonali è fondamentale per la salute a lungo termine.

    Rompere il binomio invecchiamento-disabilitàPromuovere l’attività fisica e mantenere l’autonomia aiuta a prevenire la disabilità associata all’invecchiamento.

    Promuovere una nutrizione che riduca la fragilitàUna dieta equilibrata e mirata può rinforzare il corpo e ridurre il rischio di fragilità e malattie associate all’età.

    In conclusione, come si deve affrontare la sfida della longevità in salute? 

    La sfida della longevità in salute si gioca principalmente nel campo della prevenzione e nella messa in pratica di stili di vita corretti e virtuosi. Passare dalla teoria all’applicazione richiede uno sforzo significativo per informare e sensibilizzare la popolazione sull’importanza dell’approccio preventivo. La comunità scientifica è pronta ad accogliere questa sfida, grazie a solide conoscenze e alla dimostrazione clinica dei benefici degli interventi preventivi e correttivi. L’uso appropriato e personalizzato della nutraceutica, insieme a strategie proattive ben implementate e controlli regolari, sono fondamentali per ottimizzare la salute e migliorare la qualità della vita. Integrando efficacemente questi elementi, possiamo non solo aspirare a una longevità sana, ma anche contribuire attivamente al nostro stato di salute, adottando una medicina partecipativa che ci coinvolga direttamente nella gestione del nostro benessere.

    Guarda l’intervista del Prof. Ennio Tasciotti:

    Human Longevity Program: come rallentare e invertire l’invecchiamento?

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  • Combattere l’obesità per un invecchiamento in salute

    Combattere l’obesità per un invecchiamento in salute

    Combattere l’obesità per un invecchiamento in salute

    Il grasso viscerale induce uno stato pro-infiammatorio che accelera il declino fisico. Come intervenire?

    Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’obesità è una condizione caratterizzata da eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo, in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.

    L’obesità è considerata come la nuova epidemia globale: sovrappeso e obesità sono ormai considerati un grave problema su scala mondiale. Mangiamo sempre più cibo spazzatura e facciamo meno movimento. In particolare, gli studiosi ammoniscono sui pericoli di un’alimentazione che privilegia zuccheri raffinati e farinacei, ricca di “calorie vuote”, povera di fibre, vitamine e minerali, che influisce negativamente sullo stato di salute ed è responsabile di sovrappeso, obesità, diabete e invecchiamento precoce.

    Il BMI (Body Mass Index) o Indice di Massa Corporea è la formula più semplice e universale attualmente utilizzata per stabilire il peso forma, il grado di magrezza o di sovrappeso. Esprime il rapporto del peso corporeo rispetto alla statura al quadrato. Il valore di BMI raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come peso ideale è compreso tra 20 e 25 per tutti gli adulti di entrambi i sessi. Valori di BMI inferiori a 20 indicano un’insufficienza di peso, mentre valori superiori a 25 indicano una condizione di sovrappeso o di obesità. Nella definizione di peso forma va tuttavia considerata la variabilità individuale relativa all’età, alla costituzione, al sesso, alle differenze genetiche e ambientali.

    Le due forme di obesità¹

    Nel 1947 il medico francese Jean Vague introdusse la distinzione tra obesità centrale, successivamente definita anche obesità viscerale, addominale, androide o “a mela”, e obesità periferica, detta anche sottocutanea, ginoide, “a pera” o “ad anfora”.

    L’obesità periferica, comunemente detta “a pera”, è più frequente nella donna e si distribuisce nella metà inferiore del corpo a livello delle cosce. Presenta una localizzazione prevalente del tessuto adiposo nel sottocute, comporta frequentemente disturbi circolatori (quali edema venoso e linfatico, insufficienza venosa) e dolori reumatici da processo artrosico localizzato agli arti inferiori, ma un rischio nettamente inferiore di malattie cardiovascolari rispetto all’obesità centrale.

    L’obesità centrale, più comunemente detta “a mela”, prevale nell’uomo e si localizza principalmente a livello addominale. Rappresenta una condizione di rischio che predispone agli incidenti cardiovascolari e all’ictus cerebrale. La pericolosità deriva dalla localizzazione dell’adipe a livello viscerale profondo, responsabile dell’accumulo di sostanze (citochine infiammatorie, adipochine, miochine) che alimentano una condizione perenne di infiammazione (Low Grade Systemic Inflammation).

    Risale al 2000, da parte di un’équipe di ricercatori del Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna guidata dal professor Claudio Franceschi, il conio del termine Inflamm-aging per indicare uno stato pro-infiammatorio di basso grado che accentua il processo di invecchiamento.

    Il grasso viscerale

    Alla base di tutte le malattie croniche responsabili di un cattivo invecchiamento c’è il grasso viscerale, un vero e proprio tessuto adiposo disfunzionale che si accumula non solo tra i visceri dell’addome, ma anche in organi e tessuti come fegato, cuore, muscoli e pancreas.

    Il tessuto adiposo viscerale esercita un ruolo chiave nell’induzione e mantenimento dello stato infiammatorio cronico di basso grado, responsabile dell’accumulo di sostanze (citochine infiammatorie, adipochine, miochine) che alimentano una condizione perenne di infiammazione (Low Grade Systemic Inflammation).

    Come combattere l’obesità per un invecchiamento in salute 

    Le raccomandazioni per un invecchiamento in salute, individuate da istituzioni scientifiche come il National Institute of Aging (NIA), possono essere così riassunte: muoversi, mangiare sano, andare regolarmente dal medico, avere relazioni familiari e sociali.

    Un ruolo fondamentale è svolto dall’alimentazione; la tipologia, la quantità e le modalità di ciò che mangiamo rappresentano un elemento essenziale per il benessere durante l’invecchiamento.

    L’alimentazione chetogenica

    Un progetto alimentare che miri a mantenere uno stato di salute durante l’invecchiamento non può prescindere da un intenso contrasto all’obesità. Di recente sono state proposte modalità alternative di diete anti-aging che forniscono spunti per potenziali applicazioni cliniche. La restrizione calorica, la restrizione proteica, l’alimentazione chetogenica, il digiuno intermittente e l’alimentazione limitata nel tempo appaiono tutte strategie plausibili in funzione della longevità, basate su evidenze scientifiche.²

    I programmi di tipo chetogenico sono regimi alimentari che hanno in comune un apporto quotidiano di carboidrati molto ridotto, inferiore a 50g.

    Di particolare interesse per mantenere l’equilibrio del peso corporeo e favorire un invecchiamento in salute è la Dieta Chetogenica VLCKD (Very Low Caloric Ketogenic Diet, “Dieta chetogenica a contenuto calorico molto ridotto”), introdotta negli anni Settanta del secolo scorso negli Stati Uniti dal Prof. Blackburn di Harvard e costituita quasi interamente da proteine.

    È indicata sia per le condizioni di sovrappeso e di obesità, sia per le forme di adiposità localizzata. La carenza di glucosio induce l’organismo a utilizzare come base energetica i grassi provenienti dall’alimentazione e quelli di deposito, mediante un processo di ossidazione che comporta la produzione di corpi chetonici. Tra questi, il più importante è l’acido beta-idrossibutirrico che, oltre a fornire energia, interviene nei processi difensivi.³

    La limitazione del consumo calorico e degli zuccheri favorisce la durata massima della vita. Da un punto di vista interpretativo si ritiene che i vantaggi ottenuti dalla restrizione calorica e di zuccheri siano la conseguenza dell’aumentata capacità dell’organismo di ridurre l’impatto dei radicali liberi, aumentare i livelli di certe proteine coinvolte nella reazione allo stress, ottimizzare il metabolismo degli zuccheri e rallentare il declino dei meccanismi di difesa.⁴


    ¹ Fonte: Chassaing B, Gewirtz AT, Gut microbiota, low-grade inflammation and metabolic syndrome. Toxicol Pathol. 2014 Jan;42(1):49-53.
    ² Si ricorda che i piani alimentari devono essere preventivamente valutati da uno specialista della salute.
    ³ Fonte: Most J et al, Calorie restriction in humans: An update. Ageing Res Rev. 2017 Oct;39:36-45.
    ⁴ Fonte: Bruci A et al, Very Low-Calorie Ketogenic Diet: A safe and effective tool for weight loss in patients with obesity and mild kidney failure. Nutrients. 2020 Jan 27;12”):333.

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    Sono contenuti nel Manifesto per una longevità sana realizzato nell’ambito del progetto Wellongevity.

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  • Promuovere una nutrizione che riduca la fragilità per un invecchiamento in salute

    Promuovere una nutrizione che riduca la fragilità per un invecchiamento in salute

    Promuovere una nutrizione che riduca la fragilità per un invecchiamento in salute

    Prevenzione delle vulnerabilità negli anziani attraverso stile di vita e integrazione nutraceutica

    La fisiologia dell’essere umano dimostra come già dopo i trent’anni lentamente inizi un calo nella capacità funzionale della maggior parte degli organi e apparati del corpo.

    A ridursi sono la forza del cuore, la ventilazione polmonare massimale, la resistenza allo sforzo, l’estrazione di ossigeno da parte dei tessuti, il volume del fegato, la capacità di filtrazione renale, l’efficienza del metabolismo, la massa muscolare, la solidità delle ossa, l’abilità di fronteggiare condizioni stressanti, la possibilità di controllare eventuali deviazioni dell’equilibrio omeostatico e tentativi di proliferazione anarchica tumorale, le difese immunitarie nei confronti delle aggressioni esterne.

    La fragilità

    La fragilità (Frailty syndrome) è una sindrome geriatrica molto comune che comporta un declino delle funzioni e della salute nei soggetti anziani. Si manifesta con perdita del tono e del trofismo muscolare e osseo, debolezza, calo di energia, rallentamento, ridotta attività, turbe dell’umore e, talvolta, ingiustificata perdita di peso.

    L’essenza della fragilità dell’anziano consiste nel declino delle riserve fisiologiche e della resilienza. La sindrome comporta un rischio più elevato di eventi avversi: cadute, fratture, ricovero ospedaliero, complicanze post-chirurgiche, disabilità e mortalità.

    “L’invecchiamento è un processo che trasforma adulti forti e in buona salute in adulti più fragili, caratterizzato da un rischio progressivamente maggiore di malattie, lesioni e morte”.
    Prof. Richard A. Miller, University of Michigan

    La fragilità si caratterizza per l’aumentata vulnerabilità nei confronti dei diversi tipi di stress (variazioni di temperatura, traumi, infezioni, cambiamento di terapia farmacologica). Le principali componenti della fragilità dell’anziano comprendono: sarcopenia, osteoporosi, debolezza muscolare, complicanze chirurgiche, complicanze infettive.

    Come combattere la fragilità per un invecchiamento in salute 

    Le malattie associate all’invecchiamento dipendono dal codice genetico solo per un terzo, mentre per i due terzi discendono dal nostro comportamento

    Per mantenersi in forma e prevenire la fragilità conseguente all’invecchiamento vanno adottate alcune semplici misure generali:

    • prendersi cura di sé stessi; 
    • mangiare cibi ricchi di energia vitale, freschi, di stagione, possibilmente biologici; 
    • evitare gli eccessi (zuccheri raffinati, grassi e proteine animali)
    • assumere un adeguato apporto alimentare proteico
    • consumare fibre (5 porzioni di verdura e frutta); 
    • bere molta acqua
    • limitare il sale
    • praticare il giusto esercizio fisico con mobilizzazione articolare regolare; 
    • preservare una mente chiara
    • mantenere emozioni positive
    • mantenere il giusto peso
    • alternare lavoro e riposo, veglia e sonno;
    • tenere tutto sotto controllo ed eseguire controlli periodici.


    ¹ Fonte: Chen X et al, Frailty syndrome: an overview. Clin. Interv. Aging. 2014 Mar 19;9:433-41.

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  • Rompere il binomio invecchiamento-disabilità

    Rompere il binomio invecchiamento-disabilità

    Rompere il binomio invecchiamento-disabilità

    Diminuire i fattori di rischio della sarcopenia per una longevità in salute

    Con il passare degli anni si riduce progressivamente l’abilità nell’esecuzione delle attività quotidiane, con la possibilità di compromettere l’autonomia personale. Una delle condizioni più comuni di disabilità è quella motoria.

    In particolare, la perdita di massa muscolare, definita “sarcopenia”, si manifesta fisiologicamente con il passare degli anni e può innescare un pericoloso circolo vizioso che comporta l’accentuarsi progressivo del decadimento delle condizioni generali. L’adozione di alcune semplici misure può prevenire e contrastare le manifestazioni della sarcopenia.

    Sarcopenia, perdita di massa magra 

    Il termine “sarcopenia” deriva dai termini greci antichi sarx (carne) e penìa (povertà); indica la perdita di massa muscolare che si manifesta con l’invecchiamento e che comporta la progressiva riduzione della forza muscolare.

    La perdita fisiologica di massa magra è stimata dell’ordine di circa 3-8% ogni decade, dopo i 30 anni di età. La perdita di massa muscolare nel sarcopenico viene distinta in fisiologica e patologica. L’allettamento comporta una rapida perdita della massa e della forza muscolare nell’anziano.

    Cause e conseguenze della sarcopenia

    I principali fattori che favoriscono la comparsa della sarcopenia comprendono: 

    • inattività fisica
    • immobilizzazione
    • allettamento prolungato
    • traumi
    • malattie acute e croniche
    • ridotto consumo alimentare di proteine 
    • malnutrizione
    • senescenza
    • andropausa o menopausa

    La sarcopenia comporta la perdita di massa muscolare con la sensazione di maggior sforzo e conseguente riduzione dell’attività motoria che provoca un’ulteriore perdita di massa muscolare e senso di affaticamento. Si crea in tal modo un circolo vizioso che aggrava progressivamente la sarcopenia.

    Le conseguenze della sarcopenia comprendono:

    • la perdita di massa muscolare con aumento relativo di massa grassa
    • una ridotta forza muscolare
    • un aumentato rischio di cadute 
    • ridotta autonomia 
    • perdita di peso
    • stato di malnutrizione e predisposizione ai processi infettivi

    Per comprendere le conseguenze che possono derivare dalla perdita di massa magra vanno prese in considerazione alcune funzioni svolte dalle proteine nell’organismo: strutturali (proteine che conferiscono tonicità o elasticità ai tessuti); enzimatiche (enzimi che accelerano le reazioni chimiche negli organismi); cinetiche o di movimento (actina e miosina, responsabili della contrazione muscolare); protezione (anticorpi che distruggono i microrganismi patogeni); di riserva (ferritina, una proteina in grado di trattenere ioni ferrosi nel fegato, nella milza e nel midollo osseo, per rilasciarli quando l’organismo ne ha l’esigenza); ormonali (insulina, glucagone, adrenalina, dopamina, serotonina, paratormone e molti altri ormoni); geniche (proteine che controllano i processi di trascrizione e traduzione).

    Come combattere la sarcopenia per un invecchiamento in salute

    Secondo gli studiosi la prevenzione e la correzione della sarcopenia richiede l’approccio integrato di diverse misure:

    • mobilizzazione 
    • esercizi fisici aerobici e anaerobici 
    • apporto proteico adeguato
    • uso di anabolizzanti, vitamina D integrazione con aminoacidi essenziali

    Le persone anziane hanno un rischio più elevato di un apporto inadeguato di proteine. Gli aminoacidi essenziali costituiscono lo stimolo primario per la sintesi proteica.

    L’integrazione proteica addizionale va somministrata tra i pasti. La quantità raccomandata di proteine a livello nutrizionale è di 0,8 g/Kg al giorno (RDA). Nella persona anziana il consumo quotidiano di proteine dovrebbe essere compreso tra 1.0 e 1.5 g/Kg.

    L’apporto di 25-30 g di proteine a colazione, pranzo e cena assicura una quantità adeguata di proteine per stimolare l’anabolismo proteico muscolare, ritardare la comparsa o la progressione della sarcopenia, riducendo l’entità delle sue conseguenze funzionali. 

    La supplementazione nutrizionale

    La miscela di aminoacidi essenziali nel giusto rapporto, secondo le indicazioni della World Health Organization (WHO)¹, costituisce una sorgente di proteine di massimo valore biologico che sostiene la massa magra e la funzionalità muscolare, senza produrre scorie azotate.

    La supplementazione è consigliata nei periodi di allettamento prolungato e per contrastare la perdita di massa magra. È ragionevole considerare che l’integrazione con aminoacidi essenziali nei soggetti sarcopenici aumenti e ottimizzi gli effetti di agenti anabolizzanti.

    Ne abbiamo parlato con il Prof. Angelo Bianchetti:


    ¹ Fonte: Dent E et al, International Clinical Practice Guidelines for Sarcopenia (ICFSR): Screening, diagnosis and management. J Nutr Health Aging. 2018;22(10):1148-1161.

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  • Gestire attentamente la menopausa per un invecchiamento in salute

    Gestire attentamente la menopausa per un invecchiamento in salute

    Gestire attentamente la menopausa per un invecchiamento in salute

    Vivere al meglio il cambiamento ormonale

    La menopausa è la fase di transizione dalla condizione di fertilità a quella di infertilità. Il termine menopausa deriva dai termini greci antichi menos (mese, mestruo) e pausis (cessazione).

    Può accompagnarsi, ma non necessariamente, a manifestazioni cliniche, nel qual caso si parla di sindrome climaterica. La parola “climaterio”, molto usata in passato, indica a propria volta la menopausa e deriva anch’essa dal greco: klimater (scala, gradino) indica la fase di passaggio dalla vita feconda alla cessazione della facoltà di riproduzione. 

    La menopausa comporta una serie di modificazioni fisiologiche inevitabili nel corpo della donna. Per questo sia nella fase che precede la menopausa come nel periodo successivo possono comparire disturbi di diversa natura e localizzazione.

    Tra i disturbi precoci che si manifestano nella pre-menopausa tendono a prevalere quelli di tipo neurovegetativo, come le vampate di calore, la sudorazione notturna, l’alterazione del battito cardiaco e le alterazioni dell’umore.

    Tra i disturbi più tardivi derivanti da una condizione di prolungata riduzione degli estrogeni e del progesterone vanno annoverati le tensioni articolari, la fragilità ossea, l’alterazione della pressione arteriosa, l’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, l’incontinenza urinaria, la facile esauribilità e il calo energetico.

    Come affrontare la menopausa

    Alcuni consigli¹ sono preziosi per prevenire i disturbi collegati al periodo della menopausa e al processo di invecchiamento biologico:

    • consumare cereali integrali, fagioli, soia (particolarmente ricca di fitoestrogeni), banane, pesci, crostacei, frutti di mare
    • bere acqua ricca di magnesio
    • limitare il consumo di grassi animali e acidi grassi saturi (carni, formaggi), preferire gli acidi grassi polinsaturi (oli vegetali, oli di pesce); 
    • privilegiare alimenti ricchi di fibre, di vitamine e di sali minerali assumendo ogni giorno 5 porzioni di verdura e frutta contrassegnate dai colori rosso, giallo e verde;
    • mantenere un’attività fisica regolare.

    ¹ Fonte: Li Y et al, Effect of multidisciplinary health education based on lifestyle medicine on menopausal syndrome and lifestyle behaviors of menopausal women: A clinical controlled study. Front Public Health. 2023 Mar 16;11:1119352.


    Ne abbiamo parlato con la Prof. Rossella Nappi:

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  • Gestire al meglio il dolore cronico per un invecchiamento sano e in movimento

    Gestire al meglio il dolore cronico per un invecchiamento sano e in movimento

    Gestire al meglio il dolore cronico per un invecchiamento sano e in movimento

    Benessere articolare per una longevità in salute

    Oggi è generalmente accettata la definizione proposta dall’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) secondo cui “il dolore è un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole, legata a una lesione tessutale potenziale o reale”.

    Tale definizione pone l’accento sul doppio aspetto percettivo e affettivo dell’esperienza dolorosa, che è legata da un rapporto profondo e biunivoco all’invecchiamento: prevenire e controllare il dolore significa aggiungere qualità al processo di invecchiamento.

    Già i latini individuavano il dolor come uno dei segni fondamentali dell’infiammazione (rubor, tumor, calor, dolor e functio laesa), e proprio l’infiammazione è uno dei fenomeni che caratterizzano l’avanzare dell’età.

    Il dolore artrosico

    La causa più frequente di dolore cronico, soprattutto nell’anziano, è l’artrosi, che consiste in un processo di progressivo logoramento che coinvolge la cartilagine articolare, con successivo interessamento di ossa (osteofiti), sinovia (infiammazione) e capsula articolare (edema).

    In condizioni di normalità, la cartilagine è formata da una matrice connettivale (collagene e proteoglicani) e dai condrociti. Essa contiene fino all’85% di acqua in età giovanile e circa il 70% nell’anziano. Con il passare degli anni si riduce, pertanto, la sua funzione di “cuscinetto idraulico”.

    Nelle fasi iniziali dell’artrosi, la cartilagine perde proteoglicani e quindi acqua; successivamente si impoverisce di collagene, perdendo elasticità. Il ripetersi dell’infiammazione articolare, anche se non è la causa scatenante del processo artrosico ma la conseguenza, riveste un ruolo importante nel far progredire la malattia e renderla cronica.

    Come controllare il dolore cronico

    Per prevenire la rigidità dolorosa del sistema osteoarticolare si consigliano alcune misure generali:

    • mantenere il peso forma
    • praticare attività motoria con regolarità e costanza; 
    • seguire un’alimentazione sana
    • bere molta acqua
    • mantenere una postura corretta; 
    • assicurare un adeguato apporto di sostanze antiossidanti (beta-carotene, vitamine C ed E, selenio) privilegiando frutta e verdura di stagione;
    • limitare il consumo di grassi animali (carni grasse, formaggi).

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  • Evitare e ridurre i fattori di rischio di malattie cardio-metaboliche per un invecchiamento in salute

    Evitare e ridurre i fattori di rischio di malattie cardio-metaboliche per un invecchiamento in salute

    Evitare e ridurre i fattori di rischio di malattie cardio-metaboliche per un invecchiamento in salute

    Strategie di prevenzione per contrastare il “colesterolo cattivo”

    La diffusione delle malattie cardiovascolari e della sindrome metabolica ha raggiunto picchi preoccupanti ed è la conseguenza del cambiamento rapido e profondo dello stile di vita nei Paesi industrializzati, rispetto alle abitudini ancestrali acquisite lentamente nel corso dell’evoluzione dell’essere umano.

    L’adozione di uno stile di vita che preservi l’integrità cardiaca e vascolare rappresenta un fattore protettivo fondamentale. Alcuni integratori alimentari possono contribuire a controllare i fattori di rischio.

    Cuore, sole del microcosmo1

    Dal primo battito di ciglia, fino all’ultimo respiro, il cuore non cessa di battere per un momento, assicurando la vita con il suo lavoro incessante. Il ruolo fondamentale di pompa svolto dal cuore, che immette il sangue nelle arterie consentendo la perfusione di tutti gli organi, viene compreso completamente dal medico inglese William Harvey (1578-1657), che per primo descrive il funzionamento del cuore paragonandolo al sole che assicura calore, luce e vita alla Terra.

    La consapevolezza dell’importanza vitale del cuore è confermata nella nostra epoca dalla vulnerabilità di tale organo, vittima del nostro stile di vita, tanto che i dati relativi alla causa di morte nei Paesi occidentali vedono al primo posto proprio le affezioni cardiovascolari.

    Malattie cardiovascolari e sindrome metabolica

    Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte nei Paesi occidentali e in Italia sono responsabili del 44% di tutti i decessi. Il 23,5% dell’intera spesa farmaceutica italiana è destinato alla prevenzione, cura e riabilitazione delle affezioni cardiovascolari. Le forme cliniche più frequenti comprendono infarto del miocardio e ictus cerebrale.2

    La sindrome metabolica è una condizione clinica descritta nel 1988 da G.M. Reaven e chiamata inizialmente “sindrome X”. Oggi, la sindrome metabolica viene diagnosticata in presenza di almeno tre dei seguenti fattori di rischio:

    • obesità addominale,
    • ipertrigliceridemia,
    • bassi livelli di colesterolo HDL, 
    • ipertensione arteriosa, 
    • iperglicemia. 

    Gli epidemiologi stimano che il 25% della popolazione adulta degli USA e il 15% degli europei rispondano ai criteri diagnostici della sindrome metabolica, con un aumento progressivo della frequenza sia nell’età adulta che in quella senile. Il fenomeno va assumendo sempre più le dimensioni di una vera e propria pandemia non infettiva.3

    Il “colesterolo cattivo” come fattore di rischio4

    Il colesterolo è un componente del sangue di importanza vitale, dotato di molteplici funzioni. È elemento costitutivo della membrana di tutte le cellule e del rivestimento di mielina che ricopre i nervi. È indispensabile per la formazione dei sali biliari, della vitamina D e di molti ormoni.

    Già alla fine degli anni Settanta si era giunti alla conclusione che un’elevata concentrazione di colesterolo nel sangue fosse uno dei principali fattori di rischio per le affezioni cardiovascolari. Negli anni successivi tale rischio è stato differenziato in base al rapporto tra le frazioni del colesterolo “buono” legato alle proteine HDL (High Density Lipoproteins) e del colesterolo “cattivo” trasportato dalle proteine LDL (Low Density Lipoproteins). Alti livelli di HDL manifestano, infatti, un ruolo protettivo nei confronti di cuore e vasi, mentre valori elevati di LDL comportano un rischio diretto di malattie cardiovascolari.

    Secondo la Società Europea dell’Arteriosclerosi, i valori medi ottimali di colesterolo nel sangue devono essere inferiori a 200 mg/100 mL per l’adulto e inferiori a 160 mg/100 mL per i bambini.

    Come prevenire i fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari e della sindrome metabolica5

    La strategia più importante di prevenzione dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e della sindrome metabolica si basa sullo stile di vita e su un’alimentazione corretta e comprende:

    • controllare periodicamente peso, glicemia e assetto lipidico nel sangue; 
    • evitare l’eccesso di peso;
    • ridurre il consumo di zuccheri o carboidrati semplici (pane bianco, farinacei, prodotti da forno, dolci);
    • aumentare il consumo di zuccheri o carboidrati complessi (cereali integrali, verdura, frutta);
    • consumare alimenti ricchi di acidi grassi polinsaturi (olio d’oliva, pesce);
    • limitare il consumo di alimenti di origine animale, che contengono molti grassi saturi; 
    • seguire una dieta ricca di fibre vegetali (verdura e frutta), che riducono l’assorbimento intestinale del colesterolo;
    • non fumare;
    • evitare le condizioni di stress;
    • aumentare il consumo di alimenti ricchi di antiossidanti;
    • praticare regolarmente e con costanza attività motoria;
    • controllare i valori della pressione arteriosa;
    • mantenere una buona qualità del sonno.

    1 Fonte: Gaidai O et al, Global cardiovascular diseases death rate prediction. Curr Probl Cardiol. 2023 May;48(5):101622.
    2 Fonte: Woodruff RC et al, Trends in cardiovascular disease mortality rates and excess deaths, 2010-2020. Am J Prev Med. 2024 Apr;66(4):582-589.
    3 Fonte: Lemieux I, Despres J-P, Metabolic syndrome: past, present and future. Nutrients. 2020 Nov 14;12(11):3501.
    4 Fonte: Linee guida ESC/EAS 2019 per la gestione delle dislipidemie. European Heart Journal. 2019.
    5 Fonte: Pérez-Martinez P et al, Lifestyle recommendations for the prevention and management of metabolic syndrome: an international panel recommendation. Nutr Rev. 2017 May 1;75(5):307-326.


    Ne abbiamo parlato con il Prof. Arrigo Francesco Giuseppe Cicero:

    Conosci i 7 fondamenti della prevenzione per invecchiare in salute?

    Sono contenuti nel Manifesto per una longevità sana realizzato nell’ambito del progetto Wellongevity.

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  • Mantenere in equilibrio il microbiota intestinale per un invecchiamento in salute

    Mantenere in equilibrio il microbiota intestinale per un invecchiamento in salute

    Mantenere in equilibrio il microbiota intestinale

    La longevità dell’organismo passa dall’intestino

    Esiste un organo del corpo umano che è stato riconosciuto come tale solo di recente e che però ricopre un’importanza vitale: il microbiota intestinale. Formato da miliardi di batteri, pesa circa un chilogrammo e vive in continua trasformazione. Dal suo equilibrio dipende in larga misura la nostra salute. Il termine “microbiota” ha sostituito la definizione usata in passato di “microflora intestinale”.

    Microbiota, chiave di salute

    Il microbiota assicura numerose funzioni vitali: protegge l’intestino dagli agenti esterni, interviene nel processo di digestione degli alimenti, regola l’equilibrio della funzione intestinale, produce vitamine essenziali per la salute, favorisce l’eliminazione di scorie e sostanze potenzialmente nocive, mantiene attive le difese, influenza il cervello e la psiche aumentando la resistenza allo stress. Contributi determinanti per la salute dell’intero organismo, e non solo dell’intestino.

    Un microbiota bilanciato, “in eubiosi”, comprende la giusta proporzione, tipologia e varietà di microrganismi, ed è un fattore chiave dell’invecchiamento sano e della longevità. La diversità del microbiota, in particolare, è indice di un microbiota sano, e tende a diminuire con l’avanzare dell’età: in assenza di interventi, si riscontra un aumento dei patogeni e una riduzione dei microrganismi associati alla salute. Questa diversa composizione del microbiota è associata a uno stato pro-infiammatorio che contribuisce a compromettere le normali funzioni dell’organismo nell’invecchiamento.

    La disbiosi

    Il termine utilizzato per indicare l’alterazione del microbiota è “disbiosi”: si manifesta con disfunzioni gastrointestinali (alitosi, meteorismo, tensione addominale, stipsi o diarrea) e generali (stanchezza, ipereccitabilità, tensione muscolare, difficoltà di concentrazione).

    Ogni alterazione del microbiota dovuta al prevalere di alcuni batteri su altri provoca la comparsa di disturbi tipici.

    Numerose cause diverse possono provocare un’alterazione della flora intestinale:

    • l’uso di antibiotici;
    • le abitudini alimentari inappropriate;
    • il passare degli anni, come detto sopra, perché anche il microbiota invecchia;
    • condizioni di stress intenso e persistente.

    Un microbiota in disbiosi può intaccare l’impermeabilità della mucosa intestinale nei confronti delle sostanze estranee, che così possono filtrare nel sangue e nella linfa ed essere distribuite nell’organismo, con conseguenze estremamente pericolose, come nella sindrome dell’intestino permeabile (Leaky Gut Syndrome).

    Come mantenere il microbiota in equilibrio per un invecchiamento in salute

    Si può intervenire per migliorare la salute del microbiota prima di tutto attraverso la dieta, che è lo strumento principale di manipolazione del microbiota. Una dieta equilibrata e ricca di fibre contribuisce a mantenere il delicato equilibrio naturale dell’ecosistema intestinale.

    Alcune raccomandazioni¹ sono preziose per mantenere un microbiota sano:

    • gli alimenti devono essere il più possibile freschi e naturali;
    • i pasti vanno consumati in maniera regolare e costante;
    • il cibo va masticato bene;
    • il consumo di proteine animali deve essere ridotto a vantaggio degli alimenti di origine vegetale di buon contenuto proteico, come i legumi;
    • i cereali completi sono da preferire a quelli raffinati;
    • vanno limitati i grassi animali, particolarmente ricchi di grassi saturi;
    • si deve cercare di eliminare o ridurre accuratamente i cibi contenenti additivi, conservanti, coloranti o residui di coltivazione;
    • le verdure crude vanno consumate quotidianamente e in abbondanza;
    • vanno aboliti o ridotti gli alimenti verso cui si è intolleranti.

    Per saperne di più, scarica Il microbiota intestinale e il suo linguaggio, il Dizionario del Microbiota di Wellmicro.


    1 Fonte: Redondo-Useros N et al, Microbiota and Lifestyle: a special focus on diet. nutrients. 2020 Jun 15;12(6):1776.


    Ne abbiamo parlato con il Prof. Giovanni Marasco:

    Conosci i 7 fondamenti della prevenzione per invecchiare in salute?

    Sono contenuti nel Manifesto per una longevità sana realizzato nell’ambito del progetto Wellongevity.

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